Tuesday, November 20, 2007

Document written on behalf of SA Italian Youth at the CGIE Meeting held in Miami USA September 2007

La comunità Italiana all’estero: un valore e una risorsa.
Il ruolo delle nuove generazioni.

Siamo Romina Crosato, 27 anni, e Ermerita Cristaudi, 19 anni tutte e due nate in sudafrica da genitori italiani. Entrambi facciamo parte della communità italiana in sudafrica tramite la nostra partecipazione nelle varie associazioni o tramite vari istituzioni italiane.

Siamo state contente poter partecipare alla riunione svoltasi in Miami per la Commissione Continentale dei Paesi Anglofoni extraeuropei. Alla riunione abbiamo conosciuto altri giovani provenienti dai vari paesi anglofoni, ed e’ stato interessante constatare che molti dei nostri problemi sono comuni. Come e’ stato molto interessante verificare che altri problemi a noi conosciuti non toccano benche’ minimamente i nostri coetanei che vivono, fortunatamente per loro, in paesi piu’ civili, piu’ sviluppati, meno pericolosi, piu’ orientati ed organizzati per la tutela dei diritti civili, per la tutela degli anziani, delle donne, dei bambini, per il diritto all’occupazione, allo studio, alla formazione e aperti alle possibili opportunita’ in modo paritario.

Il Sudafrica e l’Africa in generale sono ben altra cosa.

Problemi comuni nelle nostre comunita’ sono ad esempio la perdita della lingua italiana, specialmente nelle nuove generazioni, la difficolta’ a partecipare a corsi di lingua indetti dalla Dante Alighieri, molto spesso per le enormi distanze, la mancanza dei corsi di lingua integrati nei curriculum della scuola pubblica, la mancata partecipazione nella vita dell’ associazionismo, nei COM.IT.ES, nei centri ricreativi come i circoli italiani, la mancanza di locali adatti ad accogliere i giovani nelle strutture comunitarie
Per noi la soluzione per ovviare a questi problemi e’ renderci parte attiva del processo decisionale per tutto quello che puo’ riguardarci come giovani in prospettiva del nostro futuro. Questo speriamo di realizzarlo innanzitutto con le nostre forze, poi con l’aiuto dei nostri connazionali piu’ anziani ed esperti di noi in problematiche comunitarie, ed infine con l’aiuto delle istituzioni e del Governo italiano, investendo di piu’ sui giovani italiani nel mondo, considerandoci una possibile risorsa anche per un torna conto ed un servizio alla nostra nazione di origine. Siamo ben consapevoli che senza il nostro impegno come primo obbiettivo non riusciremo ad arrivare lontani, ma siamo anche consapevoli che senza adeguati mezzi di sostegno non si arrivera’ lontani lo stesso, specialmente in paesi come il nostro, appartenente al continente Africa.

E’ nostra intenzione, assieme ai giovani sudafricani che ci hanno preceduto, sfruttare questa occasione che ci e’ stata offerta dal CGIE e passare subito al lavoro. Creare una rete di comunicazione telematica che favorira’ il dialogo tra noi giovani residenti in questo grande paese dovunque ci troviamo. A sua volta tenerci in contatto con i giovani degli altri paesi Anglofoni e aggiornarci su tutto. Questo come punto di partenza, il resto verra’ mano mano che percorreremo la strada tutti insieme.

Ci sono altri aspetti da tenere presente nella realtà sudafricana, aspetti che non sono comuni agli altri paesi anglofoni:

1. il discorso dell’ “Affirmative Action”, il “Black Economic Empowerment” che penalizza i nostri giovani nell’ambito del lavoro;
2. il non riconoscimento dei nostri titoli di studio da parte dell’Italia;
3. il diritto allo studio e alla partecipazione nelle universita’ che non e’ piu’ garantito
ed e’ sempre piu’ difficile per noi giovani di origini europee;
4. la mancanza di corsi di formazione;
5. il pesante declino dei servizi a nostra disposizione che ci penalizza;
6. la liberta’ di movimento, dovuta alla totale mancanza di mezzi pubblici;
7. la mancanza di liberta’ associativa, possibile solo in luoghi chiusi e molto spesso barricati dietro altissime mura o reticolati elettrici;
8. lo stress continuo a cui siamo quoditianamente sottoposti per il vertiginoso crescere della criminalita’, sopratutto quello che ci spaventa e’ l’inaudita violenza che caratterizza la nostra criminalita;
9. e tante ma tante altre cose che ci fanno constatare che non siamo giovani alla pari degli altri paesi civili.

Vorremmo che le nostre peculiari condizioni di vita giornaliera, simili solo ai giovani che vivono in altri paesi africani e forse ad alcuni dell America Latina, siano presi in considerazione da voi tutti con serena semplicita’ ma anche con senso di responsabilita’.
Questi problemi costringono tanti dei nostri giovani ad emigrare sopratutto nei paesi anglofoni, alla ricerca di un futuro basato sulle opportunita’ e sulla sicurezza.

Come giovani, dalla nostra analisi abbiamo identificato varie carenze:

1. Nell’università c’e` la mancanza di professori e materiale di studio adatto. Nell’anno 2006, circa 100 studenti erano iscritti nel corso di primo anno d’italiano, nell 2007 sono rimasti solo 10 per il corso del secondo anno. Non ci sono professori adatti per condurrere le lezioni in modo efficace e gli studenti naturalmente si disinteressano e decidono di non continuare con i corsi. Inoltre gli studenti di italiano non hanno accesso a materiale recente per studiare. Il fatto è che dall’Italia non arrivano libri e reviste adatte per gli studi. La nostra proposta è di creare un gemellaggio tra università italiane e sudafricane per poter facilitare lo scambio di studenti, professori e materiale per formare un legame ed una continuità di scambi culturali. Inoltre è molto importante ricevere materiale recente per gli studi dall’Italia o tramite l’università o tramite il governo italiano.

2. È necessario favorire l’aumento di finanziamenti per ottenere borse di studio per i giovani italo-sudafricani. Purtroppo l’università non è sussidiata neanche in parte e con l’alto costo della vita, tanti giovani italo-sudafricani non hanno la possibilità di iscriversi all’università.

3. Vorremmo organizzare programmi di scambi e stages di lavoro in modo da sviluppare nuove opportunità per noi giovani e per formare un dialogo interculturale tra giovani che vivono in Italia e giovani italo-sudafricani.

4. Purtroppo, come gia’ detto, per motivi come il “Black Economic Empowerment” è molto difficile per un giovane trovare un lavoro idoneo per la sua qualifica. Il nostro scopo è di creare un “database” di studenti e laureati accesibile alle compagnie italiane e sudafricane interessate ad impiegare giovani italiani con o senza qualifiche.

5. È neccessaria la realizzazione di un centro informatico per i giovani, che potrebbe funizionare tramite i COM.IT.ES, il CGIE od un’associazione idonea, per avere un costante scambio di informazioni bilaterali, specialmente per quanto riguarda opportunità riguardante borse di studio, stages o interscambi.

6. Desideriamo lamentare anche lo scarso contenuto dei programmi di RAI International. Certamente non ha nulla d’interessante per noi giovani di oggi. Sarebbe opportuno se la RAI offrisse l’opportunità di fare un sondaggio sulle preferenze dei giovani. Siamo gia’ abbondantemente penalizzati perche’ non abbiamo piu l’opportunita’ di ricevere ne giornali, ne libri, ne riviste di nessun genere dall’Italia da quando l’Alitalia ha chiuso dopo 60 anni di collegamenti con il Sudafrica. In realtà con gli attuali programmi trasmessi dalla RAI International il legame sta scomparendo ogni giorno.

7. Vogliamo ringiovanire i centri ricreativi gia esistenti, con il passare del tempo, questi “clubs” sono rimasti statici senza nessun miglioramento per attirare la gioventù. In fatti la gioventù riconosce che i locali sono belli e grandi, però non trovono niente di interessante. Vogliamo trasformare quello che abbiamo in strutture che possano attirare i giovani di domani. I clubs non devono più essere solo dei posti dove mangiare e giocare a bocce o a carte, ma anche dei posti culturali e sociali per accogliere i giovani. Cioè è neccessario che chi gestisce i clubs e i presidenti delle associazioni non ci oppongano resistenza, ma siano aperti alle nostre proposte. Speriamo che con l’aiuto del CGIE e dei COM.IT.ES questo sia realizzabile senza dover troppo combattere con le generazioni precedenti.

Concludiamo con un appello rivolto alle nostre autorita’ governative affinche’ possano aiutarci a rimanere in questo paese per poter contribuire alla sua crescita, ma allo stesso tempo poter garantire un futuro per la divulgazione della nostra lingua, cultura, tradizione italiana, nella nostra realta’ sudafricana.

È importante ricordare inoltre che senza il recupero dei giovani anche le strutture già esistenti non potranno svilupparsi e andranno con il tempo a morire.

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Romina L Crosato
Ermerita Cristaudi

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